Incuriosita dal
titolo – “The Machine is Us/ing Us”, ho dato un'occhiata a
questo video: http://www.youtube.com/watch?v=6gmP4nk0EOE
In
poco più di 4 minuti, Michael Weschil, professore di antropologia
culturale presso la Kansas State University, illustra in maniera
molto efficace e dinamica l'evoluzione recente del web:
l'integrazione del linguaggio HTML con il più recente XML e la
conseguente separazione tra forma e contenuti, e la nascita quindi
del cosiddetto Web 2.0, nel quale gli utenti sono notevolmente più
attivi e protagonisti grazie alla semplificazione dei modi per
condividere contenuti potenzialmente con il mondo intero.
Il
video presenta diversi spunti di riflessione.
Uno
dei primi si riferisce proprio a quanto detto sopra, cioè alla
possibilità sempre più diffusa e semplificata di condividere,
modificare e scambiarsi contenuti all'interno del web 2.0.
Rispetto
al molto più strutturato Html, il testo digitale dello xml permette
una fruizione molto più semplificata e intuitiva, anche all'utente
più “tecnologicamente svantaggiato”, qualcosa di forse
paragonabile alla diffusione dell'interfaccia grafico nei maggiori
sistemi operativi.
“With form separated from content, users did not
need to know complicated code to upload content to the web” (minuto
2:10 circa del video) E' questa semplificazione che ha reso possibile
la diffusione di blog, social network, siti di condivisione di
immagini e di video, come youtube e flickr, o di informazioni, come
wikipedia. Questa possibilità di bypassare i codici di base,
ovviamente un vantaggio in quanto una velocizzazione e
semplificazione, mi porta comunque anche a riflettere su una delle
caratteristiche dell'evoluzione sempre più esponenziale della
tecnologia in generale, quella dell'iperspecializzazione della
conoscenza, che ci porta a saper accendere una lampadina ma non a
sapere come essa funziona. Senza voler arrivare alle visioni
distopiche della trilogia dei fratelli Wachowski, quello che mi viene in
mente a questo proposito è la sequenza in “Matrix Reloaded”
nella quale il Consigliere Hamann confida a Neo, durante la loro
visita ai sottolivelli logistici di Zion:
“There
is so much in this world that I do not understand. See that machine?
It has something to do with recycling our water supply. I have
absolutely no idea how it works. But I do understand the reason for
it to work”.
Il
secondo punto nel video che è stato per me uno stimolo di
riflessione, si trova circa al minuto 2:36 “Xml facilitates
automated data exchange. Two sites can mash data together”.
Come
nel punto precedente, un elemento intrinsecamente positivo (anche qui
si tratta di semplificazione e velocizzazione) presenta anche delle
questioni problematiche. Sapere come condividere informazioni anche
personali, non conoscendo bene come questo sistema funzioni, può
comportare conseguenze non sempre piacevoli, soprattutto quando la
condivisione si espande a nostra insaputa ad altri siti o
applicazioni esterne. Il problema della privacy è forse quello che
viene alla mente in maniera più immediata, ma non è l'unico.
Qualche giorno fa Antonella mi aveva parlato di un libro (o un
articolo?) che mi è sembrato molto interessante, nel quale veniva
dimostrato come le ricerche effettuate con Google vengano palesemente personalizzate a seconda delle ricerche effettuate in precedenza,
creando così una vera e propria selezione, scrematura e filtraggio
delle informazioni fornite, basata su dei parametri spesso diversi da
una scelta individuale consapevole e aperta. (Antonella, se stai
leggendo, mi scriveresti il titolo di questo libro? :) )
Alla
domanda “Who will organize all of this data?” Weschil risponde
quindi in maniera forse un po' troppo entusiasticamente ottimista:
“We will”, “You will”. Non si tratta quindi solo della
ragazzina non del tutto consapevole dei setting della privacy sui
social network (è eclatante il caso recente dell'app per dispositivo
mobile “Girls Around Me”, nata forse con buone intenzioni ma
subito chiusa perché rivelatasi un ottimo strumento per lo
stalking), o del pensionato iperentusiasta che senza saperlo
condivide con mezzo mondo i propri dati sensibili, ma anche gli
utenti più accorti e avveduti possono a volte essere
inconsapevolmente oggetto di attenzione piuttosto che soggetti in
controllo.
In conclusione,
vorrei chiarire come il mio atteggiamento nei confronti della
condivisione globale dei contenuti e delle informazioni non si
discosti molto da quello entusiasta e positivo espresso nel video, ma
allo stesso tempo trovo sia molto importante ribadire la necessità
sempre maggiore di una consapevolezza e di una conoscenza quanto più
possibile attiva e intenzionale, non pigra e passiva, dell'uso dei
mezzi e della tecnologia a nostra disposizione.
Solo cercando di
mantenere quanto più possibile un controllo individuale e personale sulla tecnologia, possiamo fare sì che l'ideale utopico espresso nel
video, cioè “we teach the machine, the machine is us” non si
trasformi nell'incubo distopico di “the machine is using us”.
Councillor Hamann: Down here, sometimes I think about all those people still plugged into the Matrix and when I look at these machines I... I can't help thinking that in a way... we are plugged into them.
Neo: But we control these machines. They don't control us.
Councillor Hamann: Of course not. How could they? The idea is pure nonsense. But... it does make one wonder just... what is control?
Neo: If we wanted, we could shut these machines down.
Councillor Hamann: Of course. That's it, you hit it. That's control, isn't it? If we wanted we could smash them to bits. Although, if we did, we'd have to consider what would happen to our lights, our heat, our air...
Neo: So we need machines and they need us, is that your point, Councilor?
Councillor Hamann: No. No point. Old men like me don't bother with making points. There is no point.
Neo: Is that why there are no young men on the council?
Councillor Hamann: Good point.
Matrix Reloaded (2003)
La visione del video e le riflessioni sul tuo post mi hanno richiamato alla mente l' articolo che leggevo qualche giorno fa. Si trattava della breve recensione di un libro intitolato "Il Filtro" ed incentrato sul controllo delle informazioni attraverso il web. A detta dell'autore, esiste un filtro che per es. smista le informazioni orientando la nostra ricerca in base a caratteristiche legate agli ultimi accessi alla nostra rete o ai "Mi piace" cliccati qua e là...E dunque limita, circoscrive, deglobalizza quella totipotenza che la rete può offrire.
ReplyDeleteLeggerò la fonte diretta, prima di trarre qualunque conclusione, ma intanto qualcuno ne sa di più ?