Wednesday, 11 July 2012

The Machine is Us/ing Us




Incuriosita dal titolo – “The Machine is Us/ing Us”, ho dato un'occhiata a questo video: http://www.youtube.com/watch?v=6gmP4nk0EOE

In poco più di 4 minuti, Michael Weschil, professore di antropologia culturale presso la Kansas State University, illustra in maniera molto efficace e dinamica l'evoluzione recente del web: l'integrazione del linguaggio HTML con il più recente XML e la conseguente separazione tra forma e contenuti, e la nascita quindi del cosiddetto Web 2.0, nel quale gli utenti sono notevolmente più attivi e protagonisti grazie alla semplificazione dei modi per condividere contenuti potenzialmente con il mondo intero. 
 
Il video presenta diversi spunti di riflessione.

Uno dei primi si riferisce proprio a quanto detto sopra, cioè alla possibilità sempre più diffusa e semplificata di condividere, modificare e scambiarsi contenuti all'interno del web 2.0. 
Rispetto al molto più strutturato Html, il testo digitale dello xml permette una fruizione molto più semplificata e intuitiva, anche all'utente più “tecnologicamente svantaggiato”, qualcosa di forse paragonabile alla diffusione dell'interfaccia grafico nei maggiori sistemi operativi. 
With form separated from content, users did not need to know complicated code to upload content to the web” (minuto 2:10 circa del video) E' questa semplificazione che ha reso possibile la diffusione di blog, social network, siti di condivisione di immagini e di video, come youtube e flickr, o di informazioni, come wikipedia. Questa possibilità di bypassare i codici di base, ovviamente un vantaggio in quanto una velocizzazione e semplificazione, mi porta comunque anche a riflettere su una delle caratteristiche dell'evoluzione sempre più esponenziale della tecnologia in generale, quella dell'iperspecializzazione della conoscenza, che ci porta a saper accendere una lampadina ma non a sapere come essa funziona. Senza voler arrivare alle visioni distopiche della trilogia dei fratelli Wachowski, quello che mi viene in mente a questo proposito è la sequenza in “Matrix Reloaded” nella quale il Consigliere Hamann confida a Neo, durante la loro visita ai sottolivelli logistici di Zion:
There is so much in this world that I do not understand. See that machine? It has something to do with recycling our water supply. I have absolutely no idea how it works. But I do understand the reason for it to work”.

Il secondo punto nel video che è stato per me uno stimolo di riflessione, si trova circa al minuto 2:36 “Xml facilitates automated data exchange. Two sites can mash data together”. 
Come nel punto precedente, un elemento intrinsecamente positivo (anche qui si tratta di semplificazione e velocizzazione) presenta anche delle questioni problematiche. Sapere come condividere informazioni anche personali, non conoscendo bene come questo sistema funzioni, può comportare conseguenze non sempre piacevoli, soprattutto quando la condivisione si espande a nostra insaputa ad altri siti o applicazioni esterne. Il problema della privacy è forse quello che viene alla mente in maniera più immediata, ma non è l'unico. Qualche giorno fa Antonella mi aveva parlato di un libro (o un articolo?) che mi è sembrato molto interessante, nel quale veniva dimostrato come le ricerche effettuate con Google vengano palesemente personalizzate a seconda delle ricerche effettuate in precedenza, creando così una vera e propria selezione, scrematura e filtraggio delle informazioni fornite, basata su dei parametri spesso diversi da una scelta individuale consapevole e aperta. (Antonella, se stai leggendo, mi scriveresti il titolo di questo libro? :) )

Alla domanda “Who will organize all of this data?” Weschil risponde quindi in maniera forse un po' troppo entusiasticamente ottimista: “We will”, “You will”. Non si tratta quindi solo della ragazzina non del tutto consapevole dei setting della privacy sui social network (è eclatante il caso recente dell'app per dispositivo mobile “Girls Around Me”, nata forse con buone intenzioni ma subito chiusa perché rivelatasi un ottimo strumento per lo stalking), o del pensionato iperentusiasta che senza saperlo condivide con mezzo mondo i propri dati sensibili, ma anche gli utenti più accorti e avveduti possono a volte essere inconsapevolmente oggetto di attenzione piuttosto che soggetti in controllo. 
 
Lo stesso autore conclude con un elenco di concetti sui quali fare delle nuove riflessioni in prospettiva, sulle quali “we'll need to rethink”: tra queste copyright, authorship, identity, ethics, privacy. Per quanto riguarda la condivisione di informazioni, esempio maggiore naturalmente Wikipedia, io aggiungerei anche il concetto di “reliability”, di affidabilità, in quanto prodotto di un “cervello collettivo”, suscettibile di continue revisioni anche da fonti non sempre del tutto attendibili. 
 
In conclusione, vorrei chiarire come il mio atteggiamento nei confronti della condivisione globale dei contenuti e delle informazioni non si discosti molto da quello entusiasta e positivo espresso nel video, ma allo stesso tempo trovo sia molto importante ribadire la necessità sempre maggiore di una consapevolezza e di una conoscenza quanto più possibile attiva e intenzionale, non pigra e passiva, dell'uso dei mezzi e della tecnologia a nostra disposizione. 
Solo cercando di mantenere quanto più possibile un controllo individuale e personale sulla tecnologia, possiamo fare sì che l'ideale utopico espresso nel video, cioè “we teach the machine, the machine is us” non si trasformi nell'incubo distopico di “the machine is using us”.

D'altra parte, la questione del controllo, e in che cosa esso realmente consista, non è un argomento di facile soluzione:


Councillor Hamann: Down here, sometimes I think about all those people still plugged into the Matrix and when I look at these machines I... I can't help thinking that in a way... we are plugged into them.
Neo: But we control these machines. They don't control us.
Councillor Hamann: Of course not. How could they? The idea is pure nonsense. But... it does make one wonder just... what is control?
Neo: If we wanted, we could shut these machines down. 
Councillor Hamann: Of course. That's it, you hit it. That's control, isn't it? If we wanted we could smash them to bits. Although, if we did, we'd have to consider what would happen to our lights, our heat, our air...
Neo: So we need machines and they need us, is that your point, Councilor?
Councillor Hamann: No. No point. Old men like me don't bother with making points. There is no point.
Neo: Is that why there are no young men on the council?
Councillor Hamann: Good point.

Matrix Reloaded (2003)









1 comment:

  1. La visione del video e le riflessioni sul tuo post mi hanno richiamato alla mente l' articolo che leggevo qualche giorno fa. Si trattava della breve recensione di un libro intitolato "Il Filtro" ed incentrato sul controllo delle informazioni attraverso il web. A detta dell'autore, esiste un filtro che per es. smista le informazioni orientando la nostra ricerca in base a caratteristiche legate agli ultimi accessi alla nostra rete o ai "Mi piace" cliccati qua e là...E dunque limita, circoscrive, deglobalizza quella totipotenza che la rete può offrire.
    Leggerò la fonte diretta, prima di trarre qualunque conclusione, ma intanto qualcuno ne sa di più ?

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